Il potenziale turistico (ancora inespresso) delle DOCG italiane

Risposte Turismo, società di ricerca e consulenza specializzata nella macro-industria turistica dal 2001, ha sviluppato un nuovo approfondimento sull’enoturismo per comprendere l’interesse, attuale e prospettico, nei confronti di alcune DOCG italiane da parte di possibili turisti del vino.

L’approfondimento è stato realizzato al fine di fornire un ulteriore piccolo contributo alla conoscenza delle dinamiche che guidano il manifestarsi in Italia, e non solo, di flussi di turisti animati dal desiderio di conoscere più da vicino i territori di provenienza e di produzione dei vini da loro apprezzati e amati.

L’indagine prosegue l’approfondimento sul wine tourism realizzato da Risposte Turismo lo scorso anno tramite l’ascolto diretto di tour operator e agenzie straniere specializzate nel segmento enoturistico e che vendono tour in Italia.

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«Tra i vari fronti, abbiamo voluto approfondire l’eventuale relazione che può esistere tra il numero di bottiglie vendute da un’area DOCG e la capacità della stessa di essere destinazione enoturistica. Alla prova dei fatti, però, questa relazione non esiste, o perlomeno non può essere assunta come universalmente valida, visto ad esempio che l’area del Barolo, a fronte di 14 milioni di bottiglie vendute lo scorso anno, è in assoluto l’area che più desta interesse e che viene scelta come destinazione dagli enoturisti clienti dei tour operator partecipanti all’indagine, e il Prosecco DOCG, con le oltre 100 milioni di bottiglie vendute, dovrebbe staccare le altre aree, ma così non è. Più importante risulta, piuttosto, la capacità delle organizzazioni di rappresentanza dei territori – impegnate nella produzione vinicola e/o nel turismo – di organizzare al meglio l’accoglienza e le attività da proporre a chi arriva in visita, una visita che non può limitarsi unicamente ad una ispezione delle cantine. E così importante è anche l’azione di promozione, da impostare avendo ben chiaro il target da attrarre. L’Italia è già destinazione enoturistica ma può puntare ad aumentare in modo considerevole i volumi di domanda, e questo soprattutto attraverso una più ampia capacità di dedicarsi a questo fenomeno, andando a valorizzare le molte aree che possono puntare ad attrarre visitatori, rendendo l’enoturismo nel nostro Paese un po’ meno concentrato in poche zone come ancora sembra essere».

Francesco di Cesare
Presidente Risposte Turismo

L’approfondimento si è svolto nel corso di marzo 2023 e il questionario è stato diffuso via e mail a circa 100 tour operator e travel agent internazionali con buona esperienza e sufficiente specializzazione nel wine tourism. A fornire riscontri, informazioni e pareri sono stati 33 operatori provenienti da 13 paesi stranieri, di cui 52 europei 39 nord americani e 9 dal resto del mondo.

Nella scelta delle 12 aree DOCG, tra le 72 esistenti in Italia, si è cercato di includere tra esse tanto alcune dalla evidente notorietà internazionale, che altre meno note quantomeno ad una platea di non esperti del tema una minore notorietà riconducibile anche alla difficoltà di indicarne il territorio di provenienza.

Può essere sufficiente la notorietà di un vino e la sua significativa penetrazione commerciale nei mercati esteri per attrarre un considerevole numero di persone, e quindi di turisti, nei rispettivi territori di produzione? Posto che nessuno mette in dubbio che la notorietà di un vino o di un vitigno siano una condizione necessaria per generare flussi di visitatori, la domanda punta a capire meglio se questa condizione è di per sé sufficiente, o se siano invece necessari altri fattori, se siano fondamentali altre precondizioni per ottenere questo obiettivo, quello cioè del conquistare le preferenze e le scelte di viaggio degli enoturisti.

In particolare, l’idea era quella di indagare quanto fossero importanti le capacità dei consorzi di promozione di alcuni vitigni – in autonomia o in collaborazione con altri enti preposti – di affiancare all’obiettivo di affermazione e vendita dei prodotti anche quello di attirare verso il territorio un certo numero di turisti. E questo perché sovente, leggendo interviste e commenti rilasciati dai responsabili di alcuni di tali consorzi, sorprendeva comprendere come vi fosse la convinzione che la notorietà del vino fosse di per sé sufficiente a generare questo specifico incoming di turisti.

Estratto grafici dell'indagine

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